La Congregazione Mariana
Le Congregazioni Mariane nacquero nel XVI secolo, quasi contemporaneamente alla Compagnia di Gesù. Erano gruppi di laici che avvertivano l’esigenza di trovare un equilibrio tra le esigenze della fede e gli impegni quotidiani.
Con la fondazione della Prima Primaria nel Collegio Romano della Compagnia di Gesù nel 1563, su iniziativa del giovane gesuita fiammingo Jean Leunis, questi gruppi prendono organicità, diventando una grande comunità internazionale. Vent’anni dopo, il 05 dicembre 1584, Papa Gregorio XIII con la bolla Omnipotentis Dei dava ad essi esistenza giuridica e pubblica nella Chiesa.
L’aggregazione alla Prima Primaria comportava l’accettazione degli Statuti che la reggevano. E il Papa conferì al Padre Generale della Compagnia la facoltà di dare statuti all’associazione e di aggregare i gruppi che ne facevano domanda e ne accettavano gli scopi e le regole.
Caratteri della Congregazione Mariana
Caratteristica delle regole era la responsabilità attribuita ai laici sia nelle decisioni riguardanti la vita interna della comunità che nelle scelte operative dei singoli e del gruppo. Sotto questo aspetto esse appaiono anticipatrici di uno spirito che ha trovato la sua piena espressione nel decreto sull’Apostolato dei Laici del Concilio Vaticano II.
La vita comunitaria aveva una sua particolare accentuazione. La parola più usata per indicare un membro della comunità nel testo più antico delle regole che ci è pervenuto (quello del gruppo di Clermont del 1574) è “fratello”. La stessa la ritroviamo in una regola che trattava della carità, che iniziava con queste parole: “Tutti siamo membri di una stessa famiglia e fratelli in Cristo”. Questi fratelli si radunavano ogni giorno per la preghiera comune e l’esame di coscienza, la cui ispirazione è da ricercare nel libro degli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola, che all’esame di coscienza attribuiva il significato di una continua verifica della propria fedeltà a Dio.
Il congregato non mirava solo alla propria perfezione interiore, ma si sentiva investito di un’autentica vocazione missionaria: esortava ad una vita migliore i compagni di studi, i genitori. E si occupava di questi anche materialmente, procurando loro alloggio e mezzi. La prima opera di apostolato dei congregati fu quella di essere dei modelli: per questo conferirono un carattere di testimonianza e di visibilità a tutti i loro atti e a ciascuna delle loro assemblee.
Significativo era l’impegno sociale. Da un documento della Congregazione di Caen apprendiamo che si faceva prestito ad artigiani e mercanti per permettere loro di mantenersi nella loro professione; si tenevano dispensari con alimenti, indumenti, medicine e consultazioni gratuite; si visitavano poveri ed ammalati; si liberavano carcerati per contravvenzioni o ammende pecuniarie.
In meno di trent’anni le Congregazioni Mariane si diffusero in gran parte del mondo grazie alla vitalità apostolica della Compagnia di Gesù. Il Collegio dei gesuiti, come istituzione ufficiale d’insegnamento pubblico e gratuito, era il punto di riferimento per attività culturali e giovanili. All’interno dei Collegi le Congregazioni costituivano lo strumento fondamentale per l’approfondimento della fede e il servizio ai più poveri.
Il cammino delle Congregazioni Mariane dalla soppressione della Compagnia di Gesù
Con la soppressione della Compagnia da parte di Papa Clemente XIV (1773) le Congregazioni vennero affidate per la supervisione ai vescovi locali. Questo stimolò una grande crescita (dai 2.500 gruppi dei primi due secoli si passò ad oltre 80.000), ma causò un allontanamento delle Congregazioni dal loro autentico spirito sia per la mancanza di selezione che per l’abbandono degli Esercizi Spirituali, che sono la garanzia del loro specifico carisma.
Nel XX secolo il Padre Generale Ledochowski stabilì un Segretariato Centrale a Roma con lo scopo di ispirare il movimento e di custodire il suo spirito originario, anche attraverso la pubblicazione della rivista “Acies ordinata”, poi rinominata “Progressio”.
Pio XII incoraggiò in tutti i modi la diffusione delle Congregazioni e diede loro un riconoscimento ufficiale tra le istituzioni internazionali dell’Apostolato dei laici, con l’avvertenza di puntare maggiormente alla qualità dell’appartenenza. E indicava negli Esercizi Spirituali una via privilegiata di rinnovamento.
La riorganizzazione attuata dal Segretariato portò anche ad un contatto permanente fra le Congregazioni di tutto il mondo e al riconoscimento dell’attività e della responsabilità dei laici a livello mondiale. Il 2 luglio 1953 fu fondata la Federazione Mondiale delle Congregazioni Mariane, il cui primo assistente mondiale fu Mons. Giuseppe Gawliva, vescovo polacco. L’anno seguente avvenne a Roma il primo incontro della Federazione Mondiale che elesse un Consiglio Esecutivo.
Le Comunità di Vita Cristiana (CVX)
Dalla metà degli anni ’50 avvennero poi diversi cambiamenti: nell’Assemblea mondiale di Roma del 1967, l’Associazione divenne Comunità di Vita Cristiana (CVX) e vennero approvati i Principi Generali in sostituzione delle Regole Comuni in vigore dal 1910.
Sul piano mondiale le CVX fanno due scelte importanti:
- L’integrazione della promozione della giustizia nella vita di fede;
- L’incremento dell’esperienza religiosa degli Esercizi Spirituali, presentati nei Principi Generali come fonte specifica e strumento caratteristico.
Maria viene dichiarata modello della nostra collaborazione alla missione di Cristo, per la concretezza del suo servizio, come mostra la vicenda della sua visita ad Elisabetta, e per la sua solidarietà verso i poveri, testimoniata nel Magnificat.
Questo grande sforzo di rinnovamento fu sostenuto da Padre Pedro Arrupe, che rilevava che le Comunità di Vita Cristiana, pur essendo un movimento laico autonomo, dovevano ricevere una particolare attenzione da parte della Compagnia.
Negli anni successivi continuò la maturazione del movimento all’interno della Chiesa: venne sottolineata l’importanza della formazione per un miglior servizio al mondo e alla Chiesa e si fece una chiara opzione per i poveri.
Con l’Assemblea Mondiale a Providence (USA), nel 1982, la Federazione si trasformò poi in Comunità Mondiale, in seguito alla quale si richiese una revisione dei Principi Generali nella successiva Assemblea Mondiale di Guadalajara (Messico) del 1990. L’impegno primario divenne il comune stile di vita universale attraverso l’appartenenza ad un gruppo locale. La vita associativa non fu più autoreferenziale, ma aperta alla missione con un’intensa vita apostolica, per cui la CVX, con il suo specifico carisma ignaziano, si pose al servizio della missione della Chiesa.
Anche i rapporti con i gesuiti diventarono più armonici, infatti nella 34° Congregazione generale della Compagnia di Gesù si afferma: “la Compagnia promuove attivamente la CVX che è rivolta a persone le quali, essendo formate negli Esercizi Spirituali, sentono la chiamata a seguire Gesù Cristo più da vicino e ad impegnare la propria vita per lavorare con altri per mezzo del servizio e della testimonianza apostolica. Noi (Gesuiti) ci impegniamo a condividere con loro la spiritualità ignaziana e ad accompagnarli nella loro missione”.
Padre Peter Hans Kolvenbach, nell’ Assemblea Mondiale di Itaici del 1998, ha promosso questa stretta relazione fra CVX e Compagnia, definendole “due comunità mosse dallo stesso Spirito che guardano nella stessa direzione“.