I lectio di P. Maurizio Teani sj – Venerdì 20 ottobre 2017

L’enigma e il senso della storia.

Una lettura del profetismo biblico – MICHEA

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Riflessione da fare insieme a partire dalla Parola di Dio. L’argomento riguarda il profetismo biblico, una lettura, un approccio, che ha come punto di riferimento la lettura dell’enigma della storia, secondo quello che emerge dai profeti.

Testo di riferimento è il Capitolo 22,1-28 del Primo libro dei Re

 

Nella Bibbia che utilizziamo, che segue la traduzione greca dei 70, fatta 3 secoli prima di Cristo, quando gli ebrei erano ormai dispersi e si conosceva il greco, ma non più l’ebraico, questo testo appartiene ai libri storici: Giosuè, Giudici, 1 e 2 Sam, 1 e 2 Re, cioè dalla nascita della monarchia fino all’esilio.

Nella Bibbia ebraica, quella originaria, sono detti invece libri profetici, non solo perché compaiono alcune figure di profeti, come Elia, Eliseo, Natan, ma per l’intuizione che la storia è profezia, nella storia Dio parla, in quel che succede c’è un messaggio che va capito e interpretato.

Il testo è situato più o meno nel IX sec a.C.

Vs 1  Aramei: Siriani. 3 anni senza guerra tra Aram e Israele era qualcosa di straordinario! Alla morte di Salomone il regno si divise: a Nord si formò il regno di Israele, a Sud quello di Giuda: un problema di rottura della fraternità.

Vs 3  Ramot : territorio di confine, oltre il Giordano, conteso. Il re progetta una guerra che, come sempre, si vuole giustificare.

Vs 5  consulta oggi stesso la parola del Signore: nella corte del re c’era una corporazione di profeti, incaricati di dire al re quale fosse la volontà di Dio sulle imprese che il re voleva intraprendere; questo fa parte di una istituzione di Israele, interessante se pensiamo a Natan con Davide, o a Giovanni Battista con Erode. L’intuizione era che anche l’ambito pubblico, politico deve essere sottoposto alla volontà di Dio: il re non può fare quel che vuole, ma deve prendere decisioni vagliate dalla volontà di Dio e colui che deve interpretare la Parola di Dio è il profeta. Questo è interessante anche per noi oggi. La chiesa ha il compito profetico.

Profeta è colui che dice il senso del presente, legge in profondità quel che sta succedendo, interpreta gli eventi. Poi, se parla del futuro, non è che prevede ma dice che oggi ci sono dei segnali che, se non cambiamo, finiremo male. E’ per quello che Erode ha un atteggiamento che sembra contradditorio con Giovanni: da una parte l’ha messo in prigione, ma – dice Luca – aveva rispetto e gli rincresce, aveva un senso di attenzione a questa presenza, anche se poi, di fatto, non lo ascoltava.

Vs 4… i profeti, in numero di quattrocento: già il numero comincia a puzzare. Profeti di corte che diventano cortigiani. Questi dicono quello che il re vuole sentirsi dire, sono ideologi, venduti al potente, appoggiano le sue ambizioni, i suoi progetti perché, come appare anche in altri testi della Scrittura, è evidente che questi vivevano alla tavola del re. Di fronte ai vantaggi che dava loro il servizio, rischiavano di annacquare la Parola di Dio, di non comunicare quello che Dio voleva comunicare.

Qui esce il problema del vero e del falso profeta in Israele, ma anche oggi. Il problema è chi ascoltiamo: attraverso chi, attraverso quale lettura dei fatti noi interpretiamo quel che sta succedendo. Ci sono cose difficili, oggi, ad es. i rifugiati. Dove troviamo come cristiani una parola che illumina, che guarda al di là della superficie e delle reazioni immediate?

Vs 7  Non c’è più nessun altro profeta… noi diremmo: “hai cercato di ascoltare davvero? Ti sei misurato con la Parola di Dio, ti sei fatto aiutare?”

Michea non è presente a corte, quasi a significare una presa di distanza, una situazione di chiusura che lui non può avvallare; la distanza materiale sta a significare una distanza di fronte al comportamento.

Vs 8  il re non parli così : ti stai precludendo la comprensione di quello che il Signore ti sta dicendo oggi? Non vedi che hai già orientato la tua decisione?

Vs 11  così dice il Signore: formula del profeta.

Vs 15  attaccala… : risposta ironica; l’ironia diventa un modo per provocare.

Vs 17  Vedo tutti gli Israeliti…: se vanno nella linea che dici tu, c’è disastro, dispersione, morte. Il re non è il padrone.

Vs 19  Io ho visto il Signore…: visione mitologica. Solo ora viene fuori il nome del re di Israele, Acab. E’ una figura che ha perduto consistenza con il suo modo di comportarsi. Il testo Insiste sulla menzogna, l’inganno. C’è nella storia una presenza che trasmette una lettura della vita, dei fatti, del senso delle relazioni che è menzognera e tendenzialmente questo inganno si fa strada. Il falso profeta è colui che trasmette una lettura distorta della realtà. Ascoltare un falso profeta vuol dire andare verso la morte, verso la divisione, la distruzione, ma tu ci vai perché ti sei fatto ingannare, hai creduto a una menzogna perché sia il vero che il falso chiedono un’adesione a quello che dicono. Il dramma è scoprire che ti sei fidato di una menzogna, che pensavi di andare verso la vita e hai trovato morte, verso la libertà e hai invece creato schiavitù. Nessuno va in certe direzioni perché vuole il male suo e degli altri, tranne poche eccezioni. Pensiamo a Gn , quando il serpente, figura di questa parola menzognera, ma che seduce, dice: “se tu allunghi le mani sul frutto, farai cose straordinarie”. E’ un’insistenza che troviamo sempre nella Scrittura. La rappresentazione mitologica è tipica dei tempi: si immagina Dio come un re supremo, circondato dalla sua corte, che governa il mondo. Il fatto che Lui mandi qualcuno, uno spirito, che porta i profeti, e quindi il re, ad affidarsi a una menzogna è una maniera per dire che gli stessi messaggeri di Dio invece di produrre conversione producono indurimento, come Giosafat.

Vs 24  Sedecìa si avvicinò a Michea e lo percosse: scontro.

Vs 25  lo vedrai…: il giorno in cui certe scelte porteranno i loro frutti disastrosi ti renderai conto che ti sei fatto tramite di una parola che uccide. Vedere l’importanza della parola, della riflessione, della comunicazione: ci vuole la prassi, bisogna vivere, sì, ma la parola di senso, la parola che aiuta a capire è fondamentale. Nel Vangelo quando Gesù vede le folle, ne prova compassione e, ancora prima di spezzare il pane per loro, insegna molte cose, le aiuta a capire quello che stanno vivendo.

  • Quanto riusciamo a farlo tra di noi, nelle nostre famiglie, con la gente? Perché uno ha bisogno del cibo, ma ancor di più della parola che illumina.

Vs 28  se davvero tornerai in pace: criterio ultimo per riconoscere il vero dal falso profeta. Nella bibbia ci sono un po’ di criteri, ad esempio criterio del disinteresse del profeta, ma non è un criterio decisivo, perché i profeti vivevano a corte. Mt 13 dice “l’operaio ha diritto alla sua mercede”. Altro criterio è l’insegnamento secondo tradizione: che non dica eresie, ma è un criterio di non facile applicazione; Gesù agli occhi delle autorità religiose era eterodosso quando criticava un certo modo di vivere il sabato, quando diceva che il tempio verrà distrutto. Il criterio decisivo è questo: quando la parola del profeta si compie, ma è un criterio drammatico: quando c’è il crollo ci si rende conto che i profeti avevano indicato la linea di senso, avevano messo in guardia. Pensiamo all’esperienza dell’esilio in Israele: perdono tutto e allora capiscono che hanno chiuso gli orecchi, hanno dato retta alla menzogna. Se prendiamo il nazismo o il maoismo: alla TV vediamo ancora le manifestazioni di folla di quei tempi e c’erano gli ideologi, c’era cura della comunicazione. Ma abbiamo visto le conseguenze drammatiche della guerra. Di fronte a queste ci si è chiesti: ma a cosa abbiamo creduto? C’erano alcuni, minoritari, che levavano la voce a dire che quella direzione non era giusta e così è stato con Mao. Bisognerebbe che uno ascoltasse prima.

Il Signore continua a mandare i suoi profeti, ma se non si ascoltiamo… Il Signore non ci abbandona, ma non risolve i problemi con la bacchetta magica; se c’è stato il male, ci sono delle conseguenze; il male fa male non solo agli altri, ma anche a chi lo compie.

Il tema di stasera è che nella storia c’è una lotta fra vera e falsa profezia, tra parola che aiuta a capire quel che sta succedendo e una che non aiuta, parola che può venire da varie parti, ma che interroga; chi ascoltiamo?

Pietro Bovati sj in una sua pagina richiama il rifiuto del vero profeta, che non avviene solo a livello personale, ma si estende all’intera società, che nel suo insieme rischia di rendersi sorda, di prestare l’orecchio solo a certe voci :

“Le orecchie diventano quasi atrofizzate, il cuore insensibile. Il rifiuto della verità che viene da Dio diventa sistema, costume sociale. Dio e la sua Parola vengono sostituiti da altre voci a cui si accorda quasi un valore sacrale. L’ascolto di Dio è rimpiazzato con un appariscente e ripetuto apparato rituale. La vita credente è così identificata con cerimonie e culti, osservanza di regole liturgiche che offrono l’apparenza della fedeltà a Dio senza tuttavia impegnare la coscienza, senza convertire il cuore.

Ma la voce del profeta è soffocata anche dal potere dominante che pretende di essere veicolo di pace nel condizionare l’opinione pubblica, uniformando tutto alla propria ideologia. Chi governa tende a creare servilismo. E anche coloro che per vocazione sarebbero chiamati a parole coraggiose di libertà – i profeti – sentono il fascino del consenso nei confronti del potente e accettano per sopravvivere o per fare carriera di sottomettere la verità alle opinioni vincenti.

Ancora più sottile è il rifiuto della profezia quando la rivelazione di Dio è identificata con una dottrina statica, invece di ripensare il cammino che Dio ha dato alla luce della storia”.

Il profeta buono era uno e i falsi profeti tanti.

Come ha fatto Michea, figlio di Imla? Perché ha avuto un rapporto personale con la Parola di Dio, ce l’aveva dentro, perché si è lasciato illuminare da quella.

Il Papa è andato da Don Mazzolari e da don Milani, che sono stati due che non sono stati ascoltati quando dicevano certe cose. Dove hanno trovato la forza?

  • Qual è la parola che di fatto ha spazio in me, quali sono i criteri che mi aiutano a leggere quello che sta succedendo?