La festa di sabato 8 ottobre 2016 al Centro San Giorgio

E’ stato scelto un giorno qualsiasi nell’autunno, all’inizio dell’anno sociale, per fare festa al Centro San Giorgio, quasi a dire che un’azione di grazie si può compiere sempre, non ha bisogno di un giorno particolare.
Perché festa?
Per festeggiare i 25 anni di esistenza della CVX a Bergamo.
Voluta da padre Spartaco Galante SJ nel 1991, la Comunità di Vita Cristiana aveva coinvolto dapprima i giovani di allora, gli attuali over 45, e subito dopo gli adulti. Con il suo carattere gioviale e le sue capacità di formatore, Spartaco era riuscito a introdurre di nuovo e a far apprezzare gli strumenti tipici della spiritualità ignaziana: gli esercizi spirituali, la preghiera sulla Parola e l’accompagnamento spirituale. E se è vero che in quegli anni il Centro giovanile si stava spopolando è inconfutabile che l’introduzione di questa “vecchia novità” ha fornito la base su cui si è andato costruendo il nuovo Centro Giovanile: dal Progetto San Giorgio, scritto da una commissione incaricata di pensare un futuro possibile per quel luogo, all’associazione “Fabbrica dei Sogni”, fino alla Fondazione San Giorgio, istituita nel 2006 e alla sua nuova versione in via di formulazione.
Festa anche per salutare la Compagnia di Gesù che formalmente stava per lasciare Bergamo.
Quando ero arrivata a Bergamo, nel 1982, al Centro c’erano tre padri a tempo pieno; Spartaco è stato l’ultimo a lasciare. Dopo di lui abbiamo avuto soltanto Gesuiti “prestati” dagli istituti di Milano di Villa Pizzone o di San Fedele.
A presidiare la chiesa sono rimasti fino all’inizio di novembre p. Diego Brunello, superiore, e p. Rossini, che per anni era stato missionario in Brasile, coadiuvati da f. Orlando Zanatta.
L’8 ottobre intorno all’altare sono convenuti a concelebrare altri gesuiti che nel tempo avevano avuto un ruolo per i Bergamaschi.

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P. Giangiacomo Rotelli, cui molti sono rimasti affezionati per la sua capacità di ascoltare e di dire poche parole, ma … quelle di cui ciascuno ha bisogno. Era stato dapprima superiore, poi primo presidente della Fondazione San Giorgio.
P. Roberto Boroni, viceprovinciale del Nord Italia all’inizio degli anni 2000: era stato lui a dare l’avvio alla responsabilità laica nella gestione del Centro giovanile.
P. Nicola Gay, succeduto nella presidenza della Fondazione a Giangiacomo, ha seguito con discrezione l’evoluzione della realtà bergamasca.
P. Maurizio Teani, bergamasco cresciuto nel Centro giovanile; negli anni ’70 seguiva la formazione dei ragazzi; per anni ha insegnato Teologia all’università di Cagliari ed ora è superiore a San Fedele.
Sull’altare c’erano anche p. Francesco Cavallini, giovane gesuita bergamasco e il cappuccino Marcello Longhi, che aveva frequentato il centro giovanile.
Altri padri, impossibilitati ad essere presenti, hanno inviato il loro saluto: Pino Amigoni, apprezzatissimo dai ragazzi negli anni ’70, Giovanni Giacomelli, profondo nella sua essenzialità, Roberto Gazzaniga, che fu superiore e direttore, Spartaco Galante, amato dai giovani e dai meno giovani, Sandro Mattaini, precedente assistente della CVX, Claudio Barretta, vice-provinciale, Massimo Nevola, assistente nazionale della CVX.
E’ stata anche l’occasione per inaugurare la mostra sulla storia di San Giorgio che i ragazzi grandi della Fabbrica dei Sogni hanno preparato in alcuni mesi di lavoro, consultando vecchi diari, verbali e album di fotografie ingiallite.
Tutto è stato coronato dall’apericena, la cena multietnica divenuta tradizionale, preparata dalle mamme dei ragazzi della Fabbrica con i cibi delle loro terre di origine.
Quella sera eravamo veramente tanti, di età diverse, a testimoniare il valore dell’opera svolta in 140 anni dalla Compagnia di Gesù a Bergamo.

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E’ stato emozionante cogliere sui volti e negli sguardi il piacere di incontrare persone che non si vedevano da anni, ma che erano state importanti nel percorso di vita di ciascuno.
Alcuni si sono fermati a ricordare i bei tempi andati; altri, sollecitati dalla presenza dei ragazzi e delle mamme della Fabbrica, si sono spinti a chiedere quale sia l’attuale attività che si svolge a San Giorgio, quali difficoltà, quali prospettive.
E qualcuno ha detto: “Doveva morire quello che c’era perché nascesse quello che c’è ora”.