Guido
Quando penso a come e perché sono entrato in CVX, mi sembra naturale dire che è stato per caso. Perché lo svolgersi degli avvenimenti ti porta a vivere istanti che sembrano fortuiti, a incontrare persone diverse che portano nella tua vita idee e sensazioni che non avevi mai provato, ma tutto sembra avvenga senza un tuo intervento.
Voglio dire che non avrei conosciuto la CVX se non fossi venuto ad abitare vicino alla chiesa di San Giorgio, non avessi avuto mia moglie che iniziò a frequentare la lectio di padre Rotelli, sollecitando il mio desiderio di ascoltarlo, di vivere un momento di tensioni a livello sociale ed economico che invitava a penetrare più a fondo il senso della nostra vita.
Più vado avanti in questa riflessione, pur banale ed affrettata, e più mi rendo conto che i momenti che ho vissuto sono casuali, ma c’era qualcosa che li ha fatti volgere verso una meta.
Voglio ricordare ciò che mia moglie Carla racconta ai nostri numerosi nipoti riguardo ai primi tempi della nostra vita di coppia:
“Eravamo studenti del Liceo Scientifico di ritorno dalla Festa della Neve che si svolgeva a Foppolo; io e il nonno (che sarei io) eravamo seduti vicini e io ero molto impressionata dal suo maglione giallo. Una volta a casa tolsi il mio maglione e vidi che i fili rossi del mio si erano intrecciati con quelli gialli del suo: visto come sono andate le cose, l’intreccio di quei fili di lana è stato profetico”.
Aver trovato nel nostro cammino di vita i Padri gesuiti, gli amici della Comunità con i quali condividere le nostre ansie, le nostre gioie, il sentimento di amicizia che è alimentato dalla fede e dalla preghiera comune è qualcosa che mi è stato donato, ma credo di aver contribuito con le mie scelte a fare in modo che i fili che tessiamo con la nostra appartenenza alla CVX siano il legame col Signore.