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Il nostro testimoniare…

E’ possibile essere testimoni del Cristo nel mondo d’oggi?

Forse basta non tenere solo per sé la gioia provata in un incontro, il senso di pienezza, pur se fugace, sperimentato in qualche occasione…

La nostra spiritualità ci insegna ad essere contemplativi nell’azione, a “essere nel mondo senza essere del mondo”. Ma l’insegnamento dei Padri Gesuiti che ci hanno accompagnato ci ha sempre spinto a non omologarci, a cercare ciascuno la propria via, utilizzando lo strumento ignaziano del Discernimento.

Ecco che nella nostra piccola comunità sono fiorite esperienze di servizio in diversi ambiti, portate avanti sia singolarmente che in gruppo.

In questa sezione sono presentati i differenti apostolati svolti dai membri della nostra comunità.

La nonna della Fabbrica dei Sogni

La mia presenza alla Fabbrica dei Sogni è datata  2001. Ho cominciato con una certa ritrosia: essendo insegnante, non ero entusiasta di passare anche il pomeriggio a fare le stesse cose che facevo al mattino.

Ben presto, però, mi sono accorta che era tutto un altro lavoro rispetto a quello che facevo a scuola: affiancare nello studio questi ragazzi era gratificante, perché avevano voglia di imparare e mostravano rispetto e gratitudine verso l’adulto che si dedicava loro. Questo mi ha portato a cercare modalità di comunicazione più immediate attraverso la gestualità, il disegno, lo schema. Ho imparato a semplificare i messaggi contenuti nei libri di testo per rimuovere ostacoli che impediscono l’accesso alla conoscenza e, di settimana in settimana, ho constatato progressi nell’apprendimento dei ragazzi.

Dopo qualche tempo, qualcuno di loro ha cominciato a raccontare frammenti della propria storia, partendo da ciò che in quel momento generava sofferenza: poteva essere il disaccordo con un genitore sulle proprie scelte di vita, o la nostalgia del mondo lasciato, oppure la difficoltà di ricostruire il rapporto con un genitore quasi sconosciuto con cui aveva vissuto solo nella prima infanzia, o ancora il disagio provocato dai compagni di scuola che lo emarginavano.

Ad un certo punto qualcuno dei ragazzi ha cominciato a chiamarmi “nonna”: sulle prime sono rimasta perplessa (in quel periodo mi tingevo i capelli…), poi ho compreso che con quel titolo i ragazzi evocavano una figura cara, lasciata in Africa, che li aveva accuditi nei lunghi anni di lontananza dei genitori. Sapere che i miei figli naturali avevano avuto la possibilità di crescere fra tante opportunità di apprendimento, di esercizio sportivo, di viaggi, di affetto da parte di tutta la famiglia mi creava il bisogno di regalare anche a questi “nipoti” acquisiti le stesse opportunità.

Ho cominciato a sciogliermi, ad essere più libera nel manifestare i miei sentimenti, a lasciarmi abbracciare, ad accogliere il loro saluto affettuoso come una ricchezza che aumentava di giorno in giorno, comprendendo che molti giovani non sanno chiamare per nome le loro emozioni, perché non hanno qualcuno che sia attento a quello che stanno vivendo. Le esperienze vissute nel pomeriggio a San Giorgio animavano le conversazioni serali in famiglia: tanto che i vari Youssef, Habiba, Natalya, Mohammed diventavano gli invisibili commensali della nostra tavola. Il nostro desiderio giovanile di trasferirci un giorno in Africa andava prendendo forma: l’Africa era venuta a stare da noi.

Quando mi sono ritrovata improvvisamente vedova, l’aver intrapreso questo impegno, condiviso con mio marito, mi ha permesso di ritrovare lo scopo e la serenità del vivere, dopo un periodo iniziale di disorientamento. Mi sono sentita ancora utile nella mia professionalità e, come persona, più forte e capace di dar voce alle difficoltà e alle necessità di questi ragazzi secondo le mie capacità.

Il modello consumistico prospettato dalla nostra società e l’attuale svalutazione del valore della dignità della persona possono indurre i ragazzi a buttarsi via, soprattutto coloro che hanno scarse possibilità economiche o che sperimentano insuccessi scolastici. Mi sono accorta che molti ragazzi sono confusi riguardo alla propria identità culturale, attratti dal modello di vita occidentale, ma trattenuti da quello del proprio Paese d’origine, sostenuto dai genitori.

Io credo sia importante suscitare in ciascuno quelle domande esistenziali al fine che l’individuo si sviluppi in modo completo ed eviti di essere fagocitato dal nostro sistema omologante, secondo un’idea di integrazione che non condivido. La mia fede si manifesta anche in questo: credo profondamente nel valore della persona, di qualsiasi persona, e le differenze antropologiche fisiche o comportamentali mi appaiono come abiti che velano l’uguale umanità che è in ciascuno.

                                                                                                                                             Maria

Un modo di concepire la vita in DUE

Quando, con mia moglie Carla, iniziammo ad accompagnare le coppie di fidanzati nell’itinerario di preparazione al Matrimonio, ci sentivamo, con due figli già grandi ma con l’ultimo figlio ancora alla scuola primaria, sufficientemente  in grado di essere in sintonia con le motivazioni e il sentire di coppie giovani.

Da allora sono trascorsi circa 25 anni e spesso ci chiediamo se siamo in grado di comprendere fino in fondo la realtà della famiglia come viene concepita oggi, in un contesto ambientale così diverso da quello in cui noi abbiamo vissuto il nostro progetto di vita insieme. Voglio dire che in passato tutto era finalizzato a condurre due persone che si amavano al matrimonio, ed al Matrimonio come Sacramento, anche se spesso ciò avveniva per tradizione, piuttosto che per effettivo convincimento.

Forse anch’io sono arrivato al Matrimonio in chiesa perché non vi era altro modo di concepire la vita a due, ma credo sia stato il vivere concretamente l’uno accanto all’altra, l’esperienza del diventare genitori, il trasmettere il senso della vita ai propri figli, l’amore di una moglie che ti permette di superare i momenti di disagio esistenziale, tutto questo mi ha reso consapevole dell’importanza della scelta fatta e mi ha spinto a desiderare di dirlo agli altri.

Un momento di svolta nella nostra vita di coppia fu determinato da un cambio di abitazione che ci portò vicino alla chiesa di San Giorgio e alla conoscenza dei Padri Gesuiti, dove Carla iniziò a seguire le lectio di approfondimento della Parola, nonché l’esperienza degli Esercizi di S. Ignazio: da qui il coinvolgimento mio e il nome Giorgio dato al nostro terzo figlio, nonché l’appartenenza alla CVX.

Tornando alle difficoltà di comprensione del presente da parte di chi ha già fatto un bel pezzo di strada (di recente abbiamo visto un film sul cammino di Santiago) credo che l’Amore, se per amore intendiamo ciò che connota l’essenza del Creatore, lega l’umanità nel susseguirsi delle generazioni e ciascuna abbia qualcosa da dire all’altra: quando siamo in mezzo alle coppie di fidanzati, vedendo i loro sguardi di intesa e i loro gesti affettuosi ci rendiamo conto che nulla è cambiato anche se tutto è diverso e ci sentiamo bene con loro e con noi stessi, perché siamo col Signore.

                                                                                                                                             Guido

Il Centro di Primo Ascolto (CPA)

E’ dal 1996 che un gruppo di parrocchiani ha risposto positivamente ad un progetto della Caritas che, per meglio operare sul territorio, aveva pensato di affiancare al suo CPA diocesano tanti altri CPA parrocchiali. Un luogo ove trovare ascolto, accoglienza, disponibilità ed un aiuto concreto per chi è in difficoltà o nel bisogno.

Il nostro CPA di S.Alessandro in Colonna è costituito, oggi, da una ventina di volontari che si alternano durante gli orari di apertura con ruoli diversi quale l’ascolto, il guardaroba, l’approvvigionamento alimentare, la segreteria, il coordinamento.

Un altro ruolo importante è il coinvolgimento dei residenti, affinché aumenti la sensibilità, la generosità, l’apertura verso le povertà locali, ma anche l’attenzione nel segnalare casi di povertà non così palesi, ma pur sempre dolorosi.

Non è sempre facile operare in questo contesto: i ritorni che appagano sono molto rari. E’ solo la preghiera che sostiene sempre e rinnova il desiderio di essere presente perché il dolore condiviso pesi meno.

                                                                                                                                           Carla

Il catechismo in parrocchia

La parola a Rosanna… l’organizzazione

Ormai da molti anni presso il Centro San Giorgio non viene più effettuata la catechesi, perché i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana vengono celebrati nella parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna. Questo ha comportato che alcuni aderenti alla CVX si siano resi disponibili ad offrire tale servizio presso l’oratorio dell’Immacolata, su invito del Parroco e del Curato.

I ragazzi che partecipano alla catechesi parrocchiale sono circa 200, suddivisi per età e classi scolastiche frequentate, a partire dalla seconda elementare fino alla seconda media. In questo lungo cammino, vengono supportati da una ventina di catechiste, che periodicamente partecipano ad incontri di formazione tenuti dal Parroco e dal Curato, presso i locali dell’oratorio. Una volta l’anno il Vescovo incontra tutti i catechisti della Diocesi presso il Seminario cittadino.

Periodicamente tutte le classi del catechismo partecipano ad una giornata di ritiro, ovviamente di domenica, al termine della quale ai genitori dei ragazzi viene presentato il lavoro svolto dai figli. Per i ragazzi che riceveranno la Prima Comunione è previsto un ritiro di alcuni giorni presso la Casa Parrocchiale di Bratto, mentre per i cresimandi è previsto un ritiro di alcuni giorni ad Assisi.

Sono questi i momenti forti particolarmente sentiti e partecipati dai ragazzi e dalle famiglie.

                                                                                                                   Rosanna

La parola ad Anna… l’esperienza

Ritengo che essere catechista sia una chiamata alla missione evangelizzatrice. Una chiamata che a volte giunge inaspettata quando si è profondamente sperimentata la bontà di Dio e c’è il desiderio di trasmettere questa esperienza ai bambini.

Ecco… i bambini… Intanto mentre parliamo loro di Gesù ci arricchiamo per primi noi, poi loro sono le persone più semplici e ricettive.

Purtroppo spesso accade che nello svolgere questa bella missione si incontrino bambini indisciplinati, rumorosi, che non ascoltano ed è proprio in questi momenti che non bisogna scoraggiarsi. Prima di tutto ciascuno deve sentire che gli vogliamo bene, anche se è il più monello, poi dobbiamo pregare sempre per loro e saperci accontentare di quel poco riscontro che essi sanno dare: una giusta intuizione al momento opportuno, lo stupore nei loro occhi e – da non sottovalutare – la loro costante presenza.

                                                                                                                 Anna

Celebrazione degli impegni in CVX – Ad maiorem Dei gloriam

E’ stata molto intensa la partecipazione all’Eucarestia prefestiva di sabato 3 dicembre 2016, festa di San Francesco Saverio, durante la quale alcuni membri della nostra comunità hanno pronunciato l’impegno.

Ma cos’è l’impegno?

Chi appartiene alla CVX vive la propria spiritualità tenendo come punto di riferimento la comunità, essenziale nell’aiutare ciascuno a crescere nella fedeltà alla propria vocazione e missione.

Durante il cammino di formazione, la comunità, appunto, propone ai nuovi membri di discernere in merito alla loro volontà di proseguire il cammino, chiedendo se hanno riconosciuto la CVX come propria vocazione all’interno della Chiesa. Chi dà risposta positiva pronuncia l’impegno temporaneo e dopo alcuni anni, sempre con un discernimento personale e comunitario e non prima di aver vissuto l’esperienza degli Esercizi Spirituali di S. Ignazio, assume limpegno permanente nella comunità.

L’impegno temporaneo esprime il desiderio di vivere il proprio presente secondo lo stile della CVX e di ricercare con determinazione la volontà di Dio, utilizzando gli strumenti ignaziani. Questa decisione non è facile da prendere per tutti, perché ci si preoccupa di non riuscire a restare coerenti. In realtà si tratta solo di un punto di partenza per un cammino nuovo, che va più in profondità nella sequela di Cristo secondo lo stile CVX. La comunità ha il compito di ricordare che si tratta di capire quale risposta desideriamo dare ad un Signore che ci ama e ci chiama così come siamo.

Qualcuno teme di legarsi attraverso l’impegno permanente con un laccio che appesantisce la vita, prendendo una decisione che compromette la propria libertà. È frutto di un cammino rendersi conto che si è liberi nella misura in cui si sa dare alla propria vita l’orientamento che risponde ai desideri più profondi del proprio cuore. “Permanere – diceva Umberto Bovani, ex-presidente della CVX nazionale – significa osare ed andare fino in fondo, non sostare sulla soglia. E’ atto di responsabilità”. E’ come l’atto di fiducia che Maria ci testimonia con il suo “Sì” alla proposta dell’Angelo, diventando per ciascun membro della CVX modello della nostra risposta alla chiamata.

Maria Cristina, Maria Novella, Mario e StefanoE’ alla luce di questo che sabato 3 dicembre 2016, dopo uno specifico percorso di formazione, Maria Cristina, Maria Novella, Mario e Stefano hanno pronunciato il loro impegno temporaneo,

Membri Impegno Permanentementre Miett e Patrizia hanno assunto l’impegno permanente. Con emozione, a stento celata, la coordinatrice ha chiamato a presentarsi alla comunità e alla chiesa locale riunita per la celebrazione eucaristica le persone che avevano manifestato la volontà di impegnarsi. Insieme, prima gli uni, poi le altre hanno pronunciato la formula specifica per ciascun impegno mentre subito dopo gli altri membri presenti della comunità hanno rinnovato il proprio impegno preso anni fa.

Al termine della Messa è stato consegnato a ciascuno un segno:

  • a chi ha preso l’impegno temporaneo una piccola chiave a significare la disponibilità ad aprire senza paura il cuore al Signore;
  • a chi ha preso quello permanente un anello che porta inciso il Padre Nostro per suggerire la fraternità.

Celebranti Impegni - 03dic16La celebrazione è stata presieduta da P.Massimo Tozzo SJ, assistente della CVX di Bergamo; hanno concelebrato Mons.Gianni Carzaniga, parroco di S. Alessandro in Colonna (che dopo la partenza dei Padri Gesuiti conduce la chiesa di S. Giorgio) e Don Tullio.

Il 3 dicembre è la festa di S.Francesco Saverio, uno dei primi compagni di Ignazio di Loyola, annunciatore del Vangelo e modello della missione: il suo scopo era quello di far crescere il nome di Gesù Cristo tra i popoli che non lo conoscevano. Voleva far sì che gli uomini conoscessero il loro Creatore e che il Creatore fosse glorificato dalle Sue creature.

È questo il motivo che ci ha spinti a scegliere questo giorno per la celebrazione degli impegni: che la nostra missione sia realmente un a festa, volta al raggiungimento della Maggior Gloria di Dio Padre (Ad maiorem Dei gloriam).

Principi Generali della Comunità di Vita Cristiana

principi_rossiI Principi Generali (PG) sono il fondamento della Comunità di Vita Cristiana: essi sono l’orizzonte verso cui camminare ed esprimono la nostra identità. I Principi indicano un sistema di valori, le priorità, lo stile di vita di chi sceglie questa strada per avvicinarsi al Vangelo ed essere compagno di Gesù nella sua missione di condurre al Padre tutta l’umanità.

Nello specifico i PG tracciano le linee guida attraverso le quali la CVX orienta il suo cammino, nella fedeltà alla Chiesa universale. Essi ci ricordano che ”noi ci sforziamo di diventare cristiani impegnati nel testimoniare, nella Chiesa e nella società, quei valori umani ed evangelici che riguardano la dignità della persona, il bene della famiglia e l’integrità della creazione… consapevoli del bisogno pressante di lavorare per la giustizia, attraverso un’opzione preferenziale per i poveri ed uno stile di vita semplice che manifesti la nostra libertà e la nostra solidarietà con loro” (PG 4).

 

La vocazione CVX è un modo particolare di testimoniare la nostra chiamata battesimale ed esige un’interpretazione ed una testimonianza laicale della spiritualità ignaziana, come viene descritto nel Documento finale della XVI Assemblea Mondiale CVX (Libano 2013). Vogliamo essere laici adulti che, in comunione con i Padri Gesuiti ed inseriti nella Chiesa locale, si impegnano sulle “frontiere” che i segni dei tempi ed il discernimento ignaziano ci indicheranno come più urgenti e universali nell’ottica del Magis.

Il nuovo Statuto della CVX Italia, approvato dall’Assemblea nazionale il 4 novembre 2012 a Bergamo, sancisce che la Lega Missionaria Studenti (LMS) diventa, di fatto, la Sezione Missionaria della CVX Italia.

Questa modifica ci riporta un po’ alle radici della nostra storia, quando le CVX si chiamavano Congregazioni Mariane, cioè fino al 1967. In ogni Congregazione Mariana era presente una Sezione Missionaria, che curava i rapporti con i Padri Gesuiti impegnati in Terra di Missione e ne sosteneva le attività con diverse iniziative.

Oggi la LMS svolge un servizio di formazione e di azione per il volontariato internazionale e di attenzione alle emergenze territoriali, promuovendo e coordinando iniziative di solidarietà.

Sito Gesuiti per EESS

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Preghiere Ignaziane

Prendi, Signore, e accetta preghiera-ignazio1

Prendi, Signore,
e accetta tutta la mia libertà,
la mia memoria, il mio intelletto,
e tutta la mia volontà,
tutto ciò che ho e possiedo;
tu me lo hai dato,
a te, Signore, lo ridono;
tutto è Tuo,
di tutto disponi secondo ogni tua volontà.
Dammi il tuo amore e la tua grazia,
queste sole, mi bastano.

Giornata con P. Spartaco – 13 novembre 2016

Aspettavamo con ansia questa giornata, poiché più volte avevamo invitato “il nostro  padre Spartaco” a ritornare a Bergamo, dove era  stato per circa 10 anni come Direttore del Centro Giovanile San Giorgio.

Nostro, perché ha rappresentato per ciascuno di noi quell’incontro che ti cambia la vita, perché ti sorprende nella tua quotidianità senza creare false speranze o utopie irrealizzabili. Arrivato nel 1991 a Bergamo, è entrato in punta di piedi nella nostra comunità, ascoltando, osservando, non imponendo alcun modello prestabilito di apostolato.

Una persona di gran cuore, capace di ricordarsi il compleanno di ciascuno e di avere sempre il tempo per incontrare chi stava attraversando qualche difficoltà fisica o interiore.

E’ proprio per questa sua umanità accogliente e gioviale che è riuscito a conquistare la nostra fiducia e ci ha reso disponibili all’ascolto a alla realizzazione di nuove proposte comunitarie, che hanno portato alla nascita della CVX di Bergamo.

P.Spartaco ha posto il seme della Parola nel cuore di ciascuno e ha saputo aspettare con pazienza che morisse per portare frutto.

Così l’invito ai giovani degli anni 90 di andare a Napoli per partecipare ad un convegno CVX, dal quale erano poi tornati abbastanza scettici e poco convinti sulla concretezza della spunti ricevuti. Veramente negli anni successivi questo seme è diventato desiderio e successivamente scelta consapevole di appartenere ad una comunità di vita cristiana.

Più volte negli ultimi tempi avevamo provato ad invitarlo, ma per vari motivi aveva sempre rimandato. Ormai non ci speravamo più, dato che le sue condizioni di deambulazione ultimamente erano peggiorate.

Invece una sua telefonata ci ha riempiti di gioia quando abbiamo appreso la sua volontà di venirci a trovare a Bergamo il 13 novembre. Ci siamo subito attivati spargendo la notizia della sua visita tra tutti coloro che lo avevano conosciuto.

Finalmente ecco il gran giorno: Cesare e Paolo sono partiti di buon’ora e sono andati a prenderlo a Padova, dove risiede in una casa di riposo gestita dalla Fondazione OIC (Opera Immacolata Concezione). Che gioia alle 10.00 vederlo varcare felice il cancello del Centro S. Giorgio, dove ad attenderlo c’erano tutti, i suoi ragazzi, ormai cresciuti, e i loro genitori diventati nonni.

Dopo una calda accoglienza tra tanti volti amici, ci siamo preparati per la Santa Messa, radunandoci nella nostra ex cappella, dove avevamo pregato insieme e condiviso le feste per la Prima Comunione dei nostri figli. Oggi questo spazio è diventato una sala giochi per i ragazzi della Fabbrica dei Sogni, ma quel giorno sembrava di essere tornati indietro di qualche anno, perché in cappella si respirava uno spirito di comunità come ai bei tempi.

SpartacoP.Spartaco si è commosso e l’ha più volte ripetuto durante l’omelia, sorprendendoci col suo timbro di voce ancora “potente”, nonostante i suoi 89 anni: il microfono non è servito e le sue parole hanno raggiunto il cuore di tutti, anche di coloro che si erano sistemati in fondo alla cappella.

Dopo la Messa, ci siamo riuniti tutti per condividere un pranzo, che è risultato abbondante e vario per la generosa collaborazione di tutti.

 

A tavola P. Spartaco ha scambiato familiarmente con ciascuno di noi, come ai vecchi tempi, quattro chiacchiere e i “vecchi ricordi” sono riemersi con profonda e sincera gratitudine.

Ci siamo lasciati a malincuore, ma con la promessa che ci rivedremo a Padova per festeggiare i suoi 90 anni tutti insieme.

                                                                                                                                        Marianna